Nel terzo giorno di analisi, dialogo e lavoro del III Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari è stato affrontato il tema “Rifugiati e Sfollati”. E la plenaria è iniziata con un riferimento ai due nuovi naufragi nel Mediterraneo, in cui hanno perso la vita più di duecento persone.
In questa occasione, i delegati e le delegate hanno potuto ascoltare gli interventi di Carlos Marentes, del Progetto dei Lavoratori Agricoli di Frontiera (tra Stati Uniti e Messico); Nursel Kilic, del Movimento delle Donne Turche (Kurdistan); Sahar Francis, dell’Unione dei Lavoratori Agricoli (Palestina); Ndao Moustapha, del Sindacato Popolare dei Venditori ambulanti di Barcellona. Hanno coordinato i lavori Julia Lis, di Refugees Welcome (Germania), e Monsignor Silvano Tomasi, del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.
Carlos Marentes, lavoratore alla frontiera tra Messico e Stati Uniti, ha iniziato il suo intervento definendo le migrazioni come “una forma di resistenza in sé; una lotta costante per non scomparire in questo sistema” che espelle e rende invisibili le persone migranti, quegli “scarti” di cui parla papa Francesco. E che “resisteranno e lotteranno con tutte le loro forze e con la loro vita” per cercare un’esistenza degna. Secondo Marentes, “la comunità internazionale, tutti noi, ci commuoviamo di fronte all’immagine di un bambino morto sulle coste europee, di un bambino morto alla frontiera messicana, e queste immagini suscitano un’indignazione mondiale”. Ma poi, ha proseguito, le politiche di accoglienza dei governi, di impronta colpevolizzante e punitiva, creano l’immagine di una persona migrante come “un peso per la società e la causa dei problemi economici in molti Paesi”.
E’ intervenuta quindi Nursen Kilic, evidenziando la necessità di affrontare le cause e le condizioni che generano le migrazioni: “non solo la guerra, ma anche la fame, la mancanza di acqua potabile, il mancato accesso all’educazione, alla salute, al lavoro”. In questo senso, Kilic ha affermato che queste realtà di impoverimento e di disumanizzazione richiedono un deciso contributo della “solidarietà internazionale di tutti i popoli del mondo, per garantire la libertà, i diritti delle persone e, soprattutto, nuove forme di democrazia, più partecipativa, che renda le persone in grado di partecipare al processo decisionale nella regione”. La rappresentante del Movimento delle Donne Curde ha definito fondamentale e di somma importanza “la voce del Papa, le sue prese di posizione e i suoi appelli alla Comunità Internazionale” per dare visibilità al problema e individuare le soluzioni.
Ndao Moustapha, senegalese stabilitosi a Barcellona, ha raccontato ai delegati e alle delegate dell’Incontro la sua esperienza personale di migrazione: “ho messo in gioco la mia vita per venire in Europa. Cercavo di migliorare la mia vita, ma il risultato è stato il contrario. Mi sono trovato di fronte a situazioni di razzismo: il razzismo della polizia e dell’apparato giudiziario”. Al punto che Moustapha ha rivolto un messaggio ai suoi fratelli e sorelle africani: “rimanete in Africa, cercate di migliorare le vostre condizioni di vita nei vostri Paesi”. Per Moustapha, la sua vita in Spagna è una realtà dolorosa: “soffriamo molto, bisogna lottare duramente per cercare di sopravvivere. Non possiamo lavorare – a causa della normativa estremamente restrittiva del Paese nei confronti dei migranti -, neppure possiamo vendere per le strade per poter pagare la luce, l’acqua e il gas. Ci perseguitano, ci fermano e ci mettono in carcere”.
Da parte sua, la palestinese Sahar Francis, avvocata per la difesa dei Diritti Umani, ha raccontato la situazione abitativa dei “villaggi palestinesi che si trovano all’interno di Israele, e non solo non sono riconosciuti, ma vengono anche distrutti, con relative espulsioni” da questi territori. Quei palestinesi che decidono di rischiare e di rimanere nel loro territorio sono spogliati di tutto e si vedono “negare tutti i propri diritti, diventando invisibili per lo Stato”. Francis ha raccontato della permanente ricostruzione di un villaggio palestinese “distrutto innumerevoli volte”; di come le autorità “negano il permesso di costruire e demoliscono le case”; di come i palestinesi “tornano a ricostruire più e più volte”, dei duri attacchi ai diritti umani.
Ha concluso la plenaria Monsignor Silvano Tomasi, contestualizzando la globalità della realtà migratoria, che “non è un problema europeo, ma mondiale e solo intendendolo così possiamo costruire una risposta a scala mondiale per cercare di porvi rimedio. Il problema è che in tutte le nostre società esistono cittadini di prima e di seconda classe. E sono questi ultimi che non accedono ai benefici sociali nei propri Stati e per questa ragione si vedono obbligati ad abbandonare le loro case, le loro famiglie, i loro amici, le loro società”.
Pepe Mujica, ex presidente dell’Uruguay, interviene nell’Incontro
Per la sessione del pomeriggio è previsto l’intervento di José “Pepe” Mujica, ex presidente dell’Uruguay, a partire dalle 17, con una riflessione attorno agli assi di lavoro su cui si stanno confrontando i 200 partecipanti di questo terzo incontro.
L’Incontro si concluderà sabato con un Documento finale che sarà presentato a papa Francesco.